La cittá di Sarajevo mi é entrata talmente tanto dentro, che al mio rientro un mese fa ho sofferto di quello che in psicologia chiamano mal di Sarajevo. Esiste e ne ho sofferto. Il perché di questa sofferenza ve lo spiegheró in un altro post, ora godetevi la lettura della lettera ricevuta dalla cittá di Sarajevo.

Sarajevo 2019
Sarajevo 2019

Cara Giordana,
Grazie per essere venuta. Hai visto come mi sono ripresa? Certo il mio passato triste è sempre presente. Ti ho vista piangere oggi ascoltando le mie storie di mine col timer, di fosse comuni primarie e secondarie, ascoltando la guida che fa parte del 17% di coloro che hanno visto le mie albe prima, durante e dopo la guerra. Ti ho sorpresa molto scossa all’ esposizione fotografica su Sbrerenica mentre vi abbracciavate con Margherita e piangevate insieme. Ti ho vista commossa davanti ai miei edifici feriti pieni di buchi nelle mie strade, davanti alle numerose lapidi bianche sulle mie colline. Ti ho guardata tremare quando hai percorso quei 25 metri del mio Tunnel della speranza. Si, 4000 persone hanno percorso il tunnel tutti i giorni per 2 anni. Il tunnel è stato scavato vicino all’ aeroporto in quanto zona protetta dall’ ONU. Ti ho vista col capo coperto nelle moschee delle mie strade e ti ho guardata stanca, accaldata e avvilita tra i graffiti della pista da Bob. Ti ho vista fumare, bere tanti caffè, la birra Sarajevsko e ballare sulle note della musica balcanica dal vivo. Ho sentito il tintinnio delle tue posate nei piatti di metallo dei miei ristoranti e ho ascoltato il rumore felice del tuo bicchiere contro quello di Margherita . Ti ho vista ammirare i miei ponti, i miei palazzi colorati come il Pappagallo. Ho sentito su di me il tuo passo deciso e mi sono lasciata fotografare in ogni mio angolo. Se ti trovi, poi, parla di questo viaggio, parlane con tutti. Scrivi, scrivi. Ho sorriso quando hai bevuto alla mia famosa fontana Sebilj Brunnen, ciò vuol dire, come dice la leggenda che tornerai.
Ti aspetto.
Sarajevo City