Mi sono congedata dalle vette altoatesine lentamente, guardandole dal finestrino del treno che da Bolzano mi ha portato a Verona. Li un incessante canto delle cicale stava riempiendo l’ aria pesante del piazzale difronte alla stazione mentre dalla mia bocca uscivano le prime folate di fumo della giornata. Il bus dalla stazione è arrivato in areoporto in 10 minuti. Che tenerezza queste distanze e che raccoglimento febbrile in questo minuscolo areoporto. In un anonimo mercoledì di luglio in cui ci sono tante famiglie che partono per le vacanze, una hostess è venuta a prendere due ragazzini intorno ai 10 anni e i rispettivi padri li hanno salutati con uno ciao secco. Non un abbraccio, non un bacio. Oddio.
E’ strano avere tutto questo tempo libero prima del rientro verso casa ad Amburgo. Mi concedo il lusso di rievocare le scene di questi due giorni e mezzo trascorsi con te in una caldissima Bolzano. Le proietto lentamente su questo muro di fronte al tavolo del ristorante giapponese nel quale aspetto il mio sushi, tra gli aromi della soia e i suoni delle stoviglie che provengono dal banco vicino.
Vedo noi due che ridiamo di gusto, che camminiamo lente per le strade guardando le vetrine, comprando l’ intimo, indossando magliette varopinte nelle cabine di prova, sfogliando e commentando i libri nelle piccole librerie della città. La prima cena alla Cambusa, il vino freddo e gli squisiti spaghetti con le vogole e i pachini, i selfie e la cena di ieri sera, sempre in Cambusa con le indimenticabili bruchette col pane di Altamura irrorate di aglio e olio, eh si perche l’ aglio ha un potere anti-tumorale, dicono. Rivedo la gita al lago di Caldero, l’argento dell’ acqua i cui si bagnavano i bagnanti tedeschi mentre tu riposavi sul nuovo pareo orientale adagiato sul prato.

IMG_6684Tu, tu mi racconti. Io ascolto. Oh si quanto ti ho ascoltata! E ti guardo. Col cappello di paglia, gli occhiali da sole colorati di Dolce e Gabbana, le canottiere colorate. La tua collanina con la A in oro rosso. Ma soprattutto il tuo sguardo intelligente, il movimento delle tue pupille e le rotelle della tua testa che si muovono in perfetta sincronia con i miei pensieri.

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Ripenso già alle nostre lunghissime chiacchierate piene di cose e persone, quello scambio leggero e disinvolto, familiare ma anche riflessivo. Anche la visita al reparto palliativi, ( da dove hai lottato come una leonessa per uscire ) per salutare gli infermieri aveva un riflesso dolce, di sollievo come l’ ombra fresca dopo il sole infuocato che infiammava fuori, nel parcheggio, ieri pomeriggio.
Ci siamo riuscite a concederci due giorni di benessere e soddisfazione, assaporando il piacere e la curiosità di stare insieme.
A vederti, abbronzata, truccata, elegante e con le scarpe alte nessuno, nessuno direbbe che stai combattendo la tua battaglia se non fosse per il tubicino dell’elastomero che esce dal marsupio e ti entra nel braccio. Guarisci, guarisci presto Anna