Ho appena finito di svuotare per la seconda volta la lavastoviglie. Eh si, oggi si é mangiato e bevuto e chiacchierato. Eravamo in 9,una famiglia siriana con 2 bambini, l´interprete una ragazza tedesca di madre lingua curda con la figlia di 4 anni che va all´asilo con mio figlio ( lo abbiamo scoperto oggi) e noi 3.

Ho ripreso la mia attivitá di volontariato per aiutare tutti quelli che fuggono dai propri paesi e in particolare i siriani. Dopo  sei mesi di pausa ho ripreso a dedicarmi a queste persone, perché qui ad Amburgo per la fine dell´anno sono previsti 20.000 profughi di cui almeno mille alloggeranno qui a Wilhelmsburg, il quartiere in cui viviamo. Quando sono andata il primo giorno a fare un turno di lavoro in uno dei tre campi, ho chiesto di poter invitare a pranzo una famiglia. Meglio se con bimbi piccoli e Ipek, l´interprete e volontaria che é venuta oggi a casa, mi ha presentato quelli che sono stati nostri ospiti oggi.

Un bambino di 18 mesi, una bambina di 3 anni, mamma di 22 e papá di 27.

Lei appena entrati  in casa con molta semplicità si é tolta il velo e quando ci siamo fatti una foto e io ho sciolto i capelli, li ha sciolti anche lei. Bellissimi e lunghissimi.

Tre parole

Educazione, gratitudine e dignitá. Infinite.

Le frasi

” noi non abbiamo mai mangiato seduti a tavola, non fa parte della nostra cultura ”

” In genere noi usiamo solo il cucchiaio e le mani per mangiare, non usiamo forchette e coltelli, perdonateci se sbagliamo qualcosa”

” Noi la coca-cola la compriamo solo in occasioni molto speciali.”

Una cultura diversa

Il cibo è cultura, le ricette gastronomiche raccontano chi siamo, tramandando qualcosa di noi, di generazione in generazione ed i rituali a tavola nelle varie parti del mondo raccontano un popolo nella sua quotidianità .

Ci raccontano che per loro é normale mangiare seduti per terra in cerchio, prendendo il cibo con le mani o col pane, per i siriani è un rituale preciso dove i bocconi vanno presi col pollice, l’indice e il medio secondo l’uso islamico, facendo attenzione a prendere le giuste porzioni e lasciandone un po’ nella ciotola come segno di rispetto per chi l’ha offerto. I pasti in genere sono affari di famiglia, in cui si distribuisce cibo e calore e  si trasformano in qualcosa di più rispetto alla sola necessità di nutrirsi, è un vero e proprio evento che come tale può anche durare diverse ore.

Ad ogni frase che poteva far intravedere un minuscolo disagio, gli dicevo che per favore dovevano sentirsi comodi, perché quella era la cosa a cui io e mio marito tenevamo di più. E che si, anche noi compriamo la coca-cola solo in occasioni speciali e quella con o senza lo era. Perché dopo mesi e mesi dedicati ad aiutare i siriani, adesso averne 4 a casa, a condividere lo stesso cibo, era per noi sicuramente una occasione speciale.

Il menú che ho preparato  conteneva qualcosa di arabo, tedesco e italiano.

cibo

Stelline di pasta sfoglia ripiene di lenticchie, uvetta e pamigiano
Cetriolini e olive
Pastasciutta
Kartoffelsalad
Taboulé
Falafel
Tzatziki
Bretzel
Banana bread
Torta al cioccolato

Abbiamo mangiato, commentato il cibo, i Falafel, comprati, erano un po piccanti per tedeschi, italiani e siriani e ne abbiamo riso tutti.  Abbiamo fatto a gara a chi pronunciava Bulgur meglio con la r piú pulita e Stephan ci ha fatti ridere tutti.

A fine pranzo col fondo di caffé nelle tazze e qualche briciola di dolce sparsa sulla tovaglia hanno cominciato a raccontare la loro storia.

L´esodo

Non hanno mai vissuto sotto le bombe, perché la guerra all´inizio tendeva ad espandersi a macchia d´olio e loro per fortuna erano sempre quei 40-50 km al di fuori della macchia. Finché nel 2012 hanno deciso di andar via, in Iraq. La bambina era molto piccola, hanno camminato 9 ore sotto la pioggia nel fango alto fino a sotto le ginocchia, scalzi, perché scarpe e stivali erano impossibili da calzare, restavano sotto il fango ad ogni passo. Per fortuna alla frontiera ad accoglierli c´era la polizia curda. E ora il pericolo rappresentato dal ‘Califfato’ e dai gruppi estremisti  ha rafforzato il legame tra le popolazioni curde siriane e irachene . Sono stati trasferiti in un campo dove sono rimasti per 2 anni. Il campo era, grazie all’intervento della Regione autonoma del Kurdistan e di Organizzazioni Internazionali,  ben strutturato, tranquillo. Lungo la polverosa via principale, alcune tende sono state trasformate in piccoli negozi. Tuniche e sciarpe colorate, qualche giocattolo. In Kurdistan le autorità permettono ai rifugiati siriani di uscire dai campi per cercare lavoro. Molti lo trovano nei villaggi vicini e rientrano al campo solo alla sera come K. Ha trovato lavoro, ha comprato oro, un auto e risparmiato. Ma poi in primavera a 3 km dal campo, l´Isis si é fatto sentire, hanno venduto tutto e sono nuovamente scappati, stavolta per raggiungere l´Europa. Hanno attraversato la Turchia con i famigerati taxi abusivi fino ad arrivare alla frontiera con la Bulgaria. Le telecamere a infrarossi sistemate nei pressi delle frontiere tra la Bulgaria e la Grecia e la Turchia sono talmente potenti da avvistare i conigli che saltellano nei campi nel buio della notte. Peró c´ é da dire che nel 2007 Bulgaria e Romania furono accolte benevolmente nell’UE, malgrado alcune questioni rimaste in sospeso, quali il crimine organizzato, la corruzione, i sistemi giudiziari inefficaci; quindi i confini orientali sono ancora permeabili a causa della corruzione dei doganieri. Per risolvere la questione é nata una misura anti-immmigrazione illegale: una barriera si erge infatti alla frontiera fra la Bulgaria e la Turchia. Trenta chilometri di filo spinato che, nelle intenzioni delle autorità di Sofia, dovrebbero essere una misura dissuasiva per arginare il flusso di clandestini provenienti principalmente dalla Siria.  Da sottolineare che la suddetta misura si è guadagnata le critiche delle associazioni umanitarie e dell’Onu. K. e sua moglie con i due bambini sono riusciti ad entrare in Bulgaria attraversando questa barriera di filo spinato. La ragazza aveva il piccolo di poco più di un anno in fascia sul petto e  si é incastrata nel filo, scorticandosi le mani, il viso, i polpacci. Tutti erano riusciti a districarsi meno lei. Al che cinque uomini sono tornati indietro e tutti insieme hanno cercato di aprire la barriera per farla passare. Alcuni degli indumenti che portava sono rimasti li, sul filo spinato. Dopo questo racconto poi il marito ha fatto anche una  battuta dicendo che pian piano, prima gli stivali nel fango, poi i vestiti sul filo spinato, si lasciava indietro vari pezzi.  In Bulgaria hanno trovato l´Inferno. Pulci nelle lenzuola e pidocchi  enormi ovunque nel campo profughi. Sono rimasti bloccati fino a quando hanno ricevuto il documento di riconoscimento da parte delle autorità bulgare e son potuti partire per la Germania. Adesso aspettano il certificato di asilo politico. E la Germania firma per un bel si, a TUTTI  i rifugiati siriani.

Poi siamo usciti fuori,  sul balcone, per una sigaretta.  Si sono guardati in giro, il verde, gli edifici nuovi. Ci hanno chiesto se le case erano in affitto o comperate, gli ho risposto” entrambe le cose, noi abbiamo acquistato”. Allora ci hanno chiesto il prezzo, poi si sono guardati, hanno fatto due conti e ci hanno detto che vicino Damasco con quella cifra si possono comprare 11 appartamenti con un 50% in piu di quadratura per ogni casa. Mentre stavamo rientrando in casa il piccolo non voleva staccarsi dal bobby car e piangeva. Allora sono andata da Danny boy, gli ho detto che forse a Natale, Babbo Natale porterà una bici con i pedali e che lui ha giá la Laufrad e quindi forse il Bobby car che é per bambini piccoli lo poteva regalare a Omar. Ma mentre era in atto questa trattativa loro non se ne sono accorti e nemmeno l´interprete. Poi sono andata da K. e gli ho detto ” mio figlio vuole regale a Omar il bobby car” lui é andato da Daniel e gli ha dato un bacio.

Amburgo gli piace, si fermerebbero volentieri qui, é una cittá piena di vita, hanno detto.

Lui montatore di elementi in cartongesso e lei parrucchiera, sognano di rifarsi una vita. O forse di farsela, giacché a 22 e 27 anni, c´é ancora tutto da costruire. Nonostante tutti i guai, le sofferenze, la fatica, negli occhi di lui c´era una luce. Nelle parole c´era un entusiasmo. Qualcosa vibrava. L´energia, forse, si,  l´energia dei ventenni. Qualcosa che mi fa pensare che tra qualche anno, staremo ancora a mangiare qui e ci ricorderemo di quel mese di ottobre, quando arrivarono ad Amburgo.

Inschallah.