Finalmente un pó di tempo per decifrare e capire queste forti emozioni che si accavallano nelle ultime ore   nel mio cuore. Dopo 5 anni e 3 mesi mio figlio oggi lascia il suo kindergarten. Ricordo che il primo giorno in cui abbiamo messo piede in questa bella struttura mii commossi. Eh si io ho la lacrima facile e in effetti a volte vorrei essere meno sensibile, meno italiana, più fredda e più tedesca. Vedere tutti quei vestitini appesi ordinatamente, i grembiulini, nel bagno i bicchieri col nome e gli spazzolini colorati, ammirare quella vita regolata e assestata di bimbi che si affacciano al mondo, che prendono dimestichezza con quella scienza che si chiama socialità, mi provocò fortissime emozioni. Era inverno, mettemmo in lista nostro figlio per la seguente primavera. Volevo che entrasse dopo il primo anno di età quando avrebbe già camminato. L´asilo esisteva da 27 anni e l´educatrice a cui sarebbe stato affidato mio figlio vi lavorava da ben 22 anni.

Eravamo anche rassicurati sull´efficienza della struttura perché entrambi i nostri nipoti, figli del fratello di mio marito, ci erano stati per lungo tempo e si erano trovati molto bene. Allora vivevamo nella vecchia casa che distava solo 5 minuti a piedi. Poi con il trasloco sempre nello stesso quartiere, decidemmo di non spostare il bambino in una struttura più vicina a casa perché dopotutto eravamo contenti e tre fermate di bus non avrebbero costituito un enorme problema. Inoltre avremmo evitato al piccolo eventuali traumi.

Sono passati cosi 5 lunghissimi anni. Anni in cui mio figlio è cresciuto, ha avuto ottime educatrici, ha conosciuto quella magica sfera della vita basata sui rapporti sociali e che comprende una cosa bellissima come l´amicizia. Io mi sono confrontata con altre madri, mi sono data da fare per fare amicizie  del posto, sia di genitori tedeschi che turchi. Una dopo l´altra abbiamo visto passare le stagioni nel meraviglioso e grande giardino del Kindergarten. La neve lo imbiancava, la primavera lo riempiva di fiori e colori, in estate era sempre un tripudio di piccole voci intente a giocare e l´autunno gli conferiva quei toni caldi dalle sfumature aranciate e rosate.

Non capirò mai perché all´asilo Danny boy riusciva a sparecchiare le sue stoviglie dopo mangiato, a riordinare i giocattoli dopo averli usati e a mangiare le verdure. Incantesimi mai verificatesi tra le mura di casa. Ma non importa. Alla fine è importante che queste piccole ma importanti incombenze lui abbia imparato a farle. È stato felice, ha imparato tante cose, ha imparato a stare con gli altri, ad avere rispetto, ha sviluppato la concentrazione e si è avvicinato a quella inspiegabile cosa che è la pazienza, è diventato tollerante.

Ora io sono qui e non capisco perché piango, perché questo grande cambio mi spaventa. Del resto è stato un percorso felice. Ma mi riempie di tristezza sapere di non scendere piú a quella fermata del bus, non aprire quel cancelletto, non salire le scale, sapere che non potrò più aspettare che lui, seduto sulla panca, calza flemmaticamente le pantofole e poi col passo felpato si avvicina alla ringhiera del piano superiore per guardarmi giù mentre esco per poi agitare quella manina e salutarmi.

Figlio mio stai crescendo goditi questo ultimo giorno e poi tra una settimana la scuola ci aspetta!